La tecnica dei martinetti piatti è applicabile ai soli edifici in muratura. Tale tecnica è indispensabile al Progettista che si attinge a classificare sismicamente un fabbricato nel valutare il danno atteso a seguito di un possibile evento sismico. Oppure può essere utilizzata per redigere un progetto per il consolidamento, il miglioramento, adeguamento sismico e restauro.
Inoltre permette di conoscere le caratteristiche meccaniche di resistenza e deformabilità degli elementi (in situ) che costituiscono la (c.d.) unità strutturale (US).
Ogni intervento sulle murature non può prescindere da un’adeguata fase diagnostica, che risulta essere l’input per la redazione di un progetto d’intervento correttamente “tarato” sulle caratteristiche reali della struttura in esame.
In questo ambito, particolarmente interessante e scientificamente consolidata sin dal 1978, (Nota: la tecnica è nata per testare le rocce), risulta essere la tecnica basata sull’impiego di martinetti piatti.
L’impiego di martinetti piatti rientra nelle metodologie semi-distruttive e consente di determinare, in situ, il valore delle tensioni di esercizio e delle caratteristiche di deformazione.
Modulo di elasticità e Modulo di Poisson per murature costituite da elementi resistenti artificiali (laterizio) o naturali (pietre); risultando efficace anche in caso di marcate eterogeneità dei materiali (murature disordinate).
Per rimarcare l’importanza di questa tecnica sperimentale, si rileva che, tale prova viene menzionata al punto C8.5.3 della Circolare 21 gennaio 2019, N. 7 C.S.LL.PP “Istruzioni per l’applicazione dell’«Aggiornamento delle “Norme tecniche per le costruzioni”» di cui al decreto ministeriale 17 gennaio 2018”.
Le normative tecniche, che invece disciplinano operativamente la prova, sono di origine statunitense: ASTM C1196-14a (martinetti piatto singolo) e ASTM C1197-14a (martinetto piatto doppio).